Dopo aver parlato nel precedente articolo  delle misure di tutela economica dei lavoratori, parliamo qui delle misure di tutela “fisica”, ovvero della necessaria sicurezza che le aziende sono tenute a garantire ai propri lavoratori. La ripartenza – processo che sarà in ogni caso lungo, delicato e non privo di rischi – obbliga tutte le aziende e i professionisti a rispettare le norme per contenere il rischio di contagio e ad investire su di esse. A tal proposito, nel decreto “Cura Italia” il Governo ha assicurato risorse per incentivare l’acquisto dei DPI (dispositivi di protezione individuale).

Distanziamento sociale e sanificazione locali

Se in alcuni settori lavorativi è possibile avere il contatto diretto con i dipendenti o con i clienti attraverso piattaforme digitali, utilizzando il cosiddetto smart working, in altri settori è necessaria la presenza del lavoratore sul posto di lavoro: basti pensare alla grande distribuzione o al settore edilizio, per fare due esempi. In questi casi, i datori di lavoro devono garantire la sicurezza dei lavoratori presenti innanzitutto attraverso una precisa informazione sulle misure di sicurezza che devono essere rispettate al fine di ridurre il rischio di contagio, partendo dal mantenimento della distanza minima di un metro tra una persona e l’altra fino alla necessaria dotazione dei dispositivi di sicurezza (mascherine, guanti, occhiali, ecc.) quando tale distanza non può essere garantita.

In secondo luogo è necessario procedere alla pulizia giornaliera e alla periodica sanificazione dei locali aziendali, in modo da assicurare le migliori condizioni igieniche possibili del luogo di lavoro. A queste misure si possono aggiungere la riduzione dei contatti con i fornitori esterni, la turnazione dei dipendenti per evitare pericolosi affollamenti e gli ingressi contingentati.

Nel punto 13 del Protocollo 14 marzo 2020, inoltre, è specificato che i datori di lavoro dovranno fare attenzione a quelle “situazioni di particolare fragilità per patologie attuali o pregresse dei dipendenti”, segnalate dal medico competente. Dove non è possibile garantire misure di sicurezza appropriate, dev’essere escluso l’impiego in azienda dei lavoratori che si trovano nelle condizioni espresse nell’art. 3 DPCM 8 marzo 2020 (“persone anziane o affette da patologie croniche o con multimorbilità ovvero con stati di immunodepressione congenita o acquisita”) 

Ulteriori disposizioni a tutela dei c.d. lavoratori fragili sono state previste dal Decreto Rilancio che ha istituito anche una “sorveglianza sanitaria eccezionale” per i lavoratori maggiormente esposti al rischio contagio.

Smart working

Durante il periodo di lockdown le attività che non sono state sospese hanno potuto utilizzare tre strumenti, secondo le disposizioni del Protocollo 14 marzo 2020:

  • Il lavoro da remoto (smart working)
  • L’utilizzo delle ferie maturate o maturande
  • La richiesta di cassa integrazione guadagni

Lo smart working è stato finora lo strumento più utilizzato, ed è possibile che alcune aziende decidano di adottarlo ancora, soprattutto nei casi in cui non sia possibile (o sia dispendioso) provvedere alle necessarie disposizioni di sicurezza. Lo smart working si prefigura come una modalità di lavoro ad obiettivi prefissati, senza i canonici vincoli inerenti al luogo o agli orari di lavoro. Tale modalità non è stata inventata oggi, anzi è presente da tempo in varie zone d’Europa. In Italia lo smart working è stato disciplinato dalla L. 22 maggio 2017 n.81:

“Una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività.”

In conclusione, il Covid 19 ha messo alla prova tutti: dipendenti, imprenditori, istituzioni. Il nostro auspicio è che quest’ultime sostengano a piene mani la ripresa dell’attività produttiva e realizzino le condizioni necessarie per trasportare il lavoro fuori dall’attuale condizione di estrema fragilità.

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